al clima caldo e balneare di questo periodo non potevo non accalorarmi seguendo con disgusto l’ennesima ipocrisia ed ambiguità da parte di chi dovrebbe, al contrario, esserne il peggior nemico, la Chiesa, e di chi dovrebbe esserne, sempre al contrario, il miglior amico, la Mafia.
A Corleone, località conosciuta in tutto il mondo per le sue “amenità”, ha avuto luogo l’ultimo (ma solo in ordine di tempo) ciack, ma non è un film, sul matrimonio tra due rampolli di “buona famiglia” che il sindaco, rappresentante dello Stato, ha definito “due cittadini come gli altri che vanno rispettati”.
Due bravi ragazzi insomma che però non si sono mai dissociati dai delitti commessi dai propri parenti e che anzi hanno salutato e ringraziato il papà, assente per cause “fortuite”.
Davanti all’Immacolata e ad un crocefisso dal quale Gesù, se non ci fosse stato inchiodato, sarebbe sceso volentieri per non assistere ad una sketch così indegno, sono stati giustamente ed amorevolmente uniti in matrimonio religioso accompagnati da inni e canti e brani del “Cantico dei cantici” e del “Vangelo” di Matteo.
E dopo comunioni a profusione per la purificazione dell’anima di decine di comparse contrite dal dolore di aver peccato, champagne per tutti per mandar giù l’ostia che era andata di traverso a molti.
Un quadretto commovente veramente.
A mia moglie, che ha sposato me che sono un divorziato, è negata la comunione e un mese fa non ha avuto l’autorizzazione, sempre per la stessa ragione, a poter fare da madrina al battesimo di un neonato.